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al testo di Luca Tegoni
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Mi reco tra i morti, quelli sepolti, quelli amati, quelli di cui solo bei ricordi possono alleviare la loro assenza. I campi e le lapidi rispettosi del silenzio ospitano i miei passi lenti e il mio pensiero incline alla malinconia, all’inguaribile presente che non si spegne, alla condizione della vita che ogni cosa deve sopportare, si allontana da questo spazio del tempo e del luogo ed esce per maledire i morti che ancora sono vivi che ancora infettano con la stupida presenza del loro io la vita degli altri.
Li trovo lontani dove nemmeno la solitudine può arrivare Lontani dai cuori, dai simboli Rinchiusi nella fragile corazza della loro esistenza sconfitta.
Ma ben più sconfitta è l’anima, diventata avida, di coloro che li hanno sostenuti, incerta e frastornata, illusa e disorientata. Costoro che brandiscono bandiere da lontano, costoro che vivono di vile, arrogante solitudine sono morti, l’oblio li esilierà.
Torno a guardare i volti sereni dei morti che ci accompagneranno e che continueranno a vivere per amore. Mi libero da quel peso, dal fastidio dei morti vivi, in questo “progresso scorsoio”, che ci ricatta continuamente, spengo il telefono e ricomincio a camminare.
( a futura memoria delle figure irresponsabili di Nigel Farage e Carles Puigdemont) (“progresso scorsoio” è una citazione da Andrea Zanzotto) |
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